Quattro chiacchiere · Senza categoria

Rispetto e pazienza.

La pazienza può far germogliare delle pietre.
La condizione è saper aspettare.
(Driss Chraibi)

Già da quando abbandoniamo il pannolino, e facciamo il nostro ingresso in società, ci viene insegnato il primo fondamento del vivere civile e della convivenza: il rispetto, nelle sue molteplici forme.
Una delle prime cose che ci viene insegnata fin dall’asilo è il rispetto per  gli altri, essere educati con loro, non prevaricare. E poi anche aspettare che qualcuno abbia finito di parlare prima di intervenire, non offendere, aspettare il proprio turno per fare qualcosa, a lasciare agli altri il proprio spazio vitale.
Appena rincorriamo la prima lucertola ci viene subito insegnato (e per fortuna!) anche il rispetto per gli animali, che torturare piccole bestioline non è permesso, e che anche loro sono creature viventi e in quanto tali vanno rispettate. Lo stesso accade se gettiamo una cartaccia per terra, comincia da lì l’insegnamento del rispetto per l’ambiente in cui viviamo.

Ma più cresciamo e più la cosa si fa difficile, adesso è il momento di imparare il rispetto per noi stessi.  E quindi stimarci per quello che sappiamo fare, non venire meno ai nostri princìpi ed ai nostri ideali, non sentirsi un gradino al di sotto degli altri e se capita cercare di risalire quel gradino. Pretendere dagli altri lo stesso rispetto che noi portiamo loro.

Ma quello che proprio non riusciamo ad imparare è il rispetto dei tempi,  dei limiti  e delle fragilità altrui. Avanti, tanto ci siamo cascati tutti, è più forte di noi.
Quante mamme vediamo strattonare i figli, troppo lenti o troppo stanchi per camminare? E quante volte abbiamo stronfiato (n.d.r.: sbuffato) se la vecchietta sulle strisce ci mette troppo tempo per attraversare? E perché non riusciamo ad accettare che non tutti possano fare le stesse cose che facciamo noi, e pure nello stesso tempo? Saranno i ritmi troppo serrati del momento che viviamo, sarà una questione di abitudine, ma magari dovremmo sofffermarci a pensare che un bambino impara anche facendo,  e mettergli fretta nel fare una cosa non è producente. Forse è per questo che molti adulti non tàppano il tubetto del dentifricio, magari la mamma gli intimava di far presto e non hanno assorbito quel passaggio ;-)Pensiamo anche che un anziano, vuoi per malattie o per rallentamento dei riflessi, non riuscirà mai a fare i 100 mt piani, e magari neanche a ricordare cosa deve acquistare senza una dettagliata lista della spesa.
Oltre ai limiti di velocità, impariamo a rispettare i “limiti di lentezza”