Mi è successa una cosa tempo fa che mi ha lasciato un po’ perplessa, e anche un po’ delusa di me stessa. Mi rifrulla in mente ogni tanto e non trovo una risposta.
Dovevo andare in centro a comprare un libro. Nel sottopassaggio c’era una mendicante con due bambini piccoli nel passeggino. Dietro di me una signora con il nipotino a piedi. La mendicante ci ha chiesto l’elemosina. Pensai che non avrebbe dovuto mendicare con i bambini, e prima che potessi fare o dire qualsiasi cosa (non so esattamente cosa) la signora dietro a me la apostrofò dicendole: “Ma perché li hai fatti allora quei bambini?” E parlando fra sé a voce alta: “Siamo pieni di questa gente, io non ne posso più!”. Mi sono vergognata per lei, per la sua maleducazione. Mi ha fatto pena la mendicante che si è dovuta giustificare dicendo che erano gemelli. Non ho avuto il coraggio di difenderla dagli insulti di quella donna. Poi ho pensato che non doveva però tenere i bambini in quel sottopassaggio a mendicare, e che lo faceva per impietosire la gente, e che avrei dovuto avvertire qualcuno del suo sfruttamento dei minori. Poco più in là c’erano tre vigili urbani a piedi, volevo avvertirli. Ma mentre passavano non ho avuto il coraggio di dire niente, pensavo che forse quei bambini la sera avrebbero mangiato se la madre riusciva a racimolare qualcosa. Perché tutte queste contraddizioni? Perché non sono riuscita a schierarmi con i più deboli? Mi sono vergognata di me, della mia insicurezza e del non sapere mai qual’è la cosa giusta da fare in questi casi… perchè non ho la forza di combattere le battaglie degli altri?