Intrattenimento · Quattro chiacchiere

Diverso da chi?

L’altra sera facevo un po’ di sano zapping fra i programmi delle varie reti, e mi sono imbattuta in questa commedia. A parte la riconferma che Luca Argentero è davvero un bravo attore (strana eccezione nello stuolo dei totali incapaci dei vari  GF ) sia in ruoli seri che comici, devo dire che il film è davvero divertente, tanto che, dopo solo alcune scene, ho posato il telecomando. La storia, per chi non l’avesse visto, racconta le vicissitudini di  tre personaggi: Piero (Argentero) impegnato in politica per il centrosinistra e attivista gay, felicemente “sposato” da 14 anni con Remo (Flilippo Nigro) cuoco sopraffino e critico di risoranti spesso in giro per lavoro, e Adele (Claudia Gerini), ultramoderata e antidivorzista. Per un curioso scherzo del destino (superato da un altro candidato per le elezioni a sindaco,  questi muore, lasciando il posto al secondo classificato) Piero e Adele si trovano a dover collaborare. Ed è proprio da qui che, dopo le prime schermaglie e divergenze di opinioni i due scoprono di essere attratti l’uno dall’altra.
Piero, convinto di essere stragay, non riesce a capire cosa gli stia succedendo.  Che ne sarà ora della sua immagine di simbolo gay? E come dirlo a Remo senza rischiare di farsi lasciare? La politica da ora in poi viene un po’ messa a margine, per lasciare il posto ai vari sentimenti. Quelli contrastanti di Piero, che non riesce a prendere il coraggio per considerarsi diverso dai diversi quindi bisex, risultando lui stesso più bacchettone di quelli che all’inizio cercava di combattere.
I sentimenti di Remo, che pur di non lasciarlo, accetta questa strana situazione a tre, e quelli di Adele, innamorata e incinta nonostante le sue possibilità di avere figli fossero quasi nulle, ma ben consapevole di quello che vuole.
Il finale è un po’ prevedibile, ma mette in luce il bisogno di famiglia di tutti i protagonisti, che pur di avere la possibilità di essere parte della vita di quel bambino, sembrano felici di accettare alcuni compromessi.
Il film è esilarante, ma delicato nel trattare un tema difficile quale l’omosessualità, l’omofobia, l’accettazione di sé e degli altri per quello che siamo e che sono.
Da vedere, per ridere e anche riflettere.

Schegge di vita

La grinta dei più piccoli

Vedendo quest’immagine, mi è scappato un sorriso. E mi sono subito balzate davanti agli occhi le migliaia di scaramucce dei miei figli, soprattutto di qualche anno fa.

All’angolo destro: Simone, oggi diciottenne, un metro e settantacinque per settanta chili di  pura  forza muscolare alimentata  dalla classica  insofferenza degli adolescenti, condita con un misto di mania di persecuzione, ed ironia al limite della presa per i fondelli.

All’angolo sinistro: Gabriele, 6 anni di meno, 30 centimetri di meno e pure 40 chili di meno rispetto al fratello. Ma addominali da paura e agilità da cavalletta. E grinta. Grinta a quintali.
Nonostante la differenza di età, di peso e di misura, che allora come oggi era evidente, non ha mai retrocesso di un passo. Già da piccolo intendeva farsi le proprie ragioni, e se necessario,  si scagliava senza pensarci un attimo contro il fratello che lo sovrastava, senza curarsi delle conseguenze, che arrivavano eccome. Io ovviamente poi dovevo raccogliere i cocci.
Ma nonostante ciò sono fiera di lui, perché ha il coraggio i difendere le proprie idee, anche quando nel confronto parte svantaggiato. E mi ha insegnato che bisogna sempre dire ciò che pensiamo. A qualsiasi costo.

p.s.  Simone ha altrettante qualità, valori e buoni sentimenti (ma non capisco perché riesce a camuffarle benissimo).

Figli · Fra me e me · Schegge di vita

Il mare calmo della sera

E’ tardissimo, ma non ho volglia di andare a dormire. Di solito non faccio così tardi ma un programma che mi piace è appena finito. Sono ancora seduta sul divano accanto ad uno   scoppiettante caminetto acceso, la stanza avvolta dalla penombra, illuminata solo dalla tv (in modalità silenziosa) e da una piccola abat-jour.  Ai miei piedi si è accucciato il cane, e dorme tranquillo respirando forte come nel mezzo di un sogno. Accanto a me, anche Gabriele si è addormentato mentre guardava la tv. Tutt’intorno il silenzio. Questo è uno dei momenti della giornata che preferisco: quando tutti dormono e finalmente si possono riordinare le idee. Ripensare a quello che è successo, pensare a quello che succederà, alle cose fatte, a quelle da fare domani. Durante tutto il giorno c’è viavai continuo, ci sono i figli che a volte (diciamo spesso) litigano, la tv accesa, il telefono che suona. Insomma tutto quello che normalmente c’è in ogni famiglia di cinque persone, più varie ed eventuali di passaggio. E in questo momento di tranquillità guardo Gabriele dormire, e mi ritrovo a provare una profonda tenerezza. Spesso, le attività quotidiane mi distolgono dal provare questo tipo di emozione, troppo presa ad arrabbiarmi per i compiti (lo so, me ne faccio una malattia) che si trascinano stentando fino a sera, e dalla routine di commissioni ed incombenze varie. E a volte mi sento arida. Ma quando guardo i miei figli che dormono, il cuore smette di essere soltanto un muscolo e ridiventa quel posto meraviglioso dove albergano i più bei sentimenti.
Li vedo per quello che sono, vulnerabili, aldilà della maschera di sicurezza e indipendenza che mettono su  quasi con spavalderia. Ecco, questi momenti mi aiutano un po’ a ritrovare il mio vero ruolo, quello di “Mamma” con la M maiuscola, che deve ascoltare e proteggere, guidare e consolare. E il ripensare a questi momenti mi serve quando, a volte, percepisco in loro un momento di difficoltà o di preoccupazione, e ritornano improvvisamente  ad essere i piccoli cuccioli indifesi che erano anni fa.