E’ tardissimo, ma non ho volglia di andare a dormire. Di solito non faccio così tardi ma un programma che mi piace è appena finito. Sono ancora seduta sul divano accanto ad uno scoppiettante caminetto acceso, la stanza avvolta dalla penombra, illuminata solo dalla tv (in modalità silenziosa) e da una piccola abat-jour. Ai miei piedi si è accucciato il cane, e dorme tranquillo respirando forte come nel mezzo di un sogno. Accanto a me, anche Gabriele si è addormentato mentre guardava la tv. Tutt’intorno il silenzio. Questo è uno dei momenti della giornata che preferisco: quando tutti dormono e finalmente si possono riordinare le idee. Ripensare a quello che è successo, pensare a quello che succederà, alle cose fatte, a quelle da fare domani. Durante tutto il giorno c’è viavai continuo, ci sono i figli che a volte (diciamo spesso) litigano, la tv accesa, il telefono che suona. Insomma tutto quello che normalmente c’è in ogni famiglia di cinque persone, più varie ed eventuali di passaggio. E in questo momento di tranquillità guardo Gabriele dormire, e mi ritrovo a provare una profonda tenerezza. Spesso, le attività quotidiane mi distolgono dal provare questo tipo di emozione, troppo presa ad arrabbiarmi per i compiti (lo so, me ne faccio una malattia) che si trascinano stentando fino a sera, e dalla routine di commissioni ed incombenze varie. E a volte mi sento arida. Ma quando guardo i miei figli che dormono, il cuore smette di essere soltanto un muscolo e ridiventa quel posto meraviglioso dove albergano i più bei sentimenti.
Li vedo per quello che sono, vulnerabili, aldilà della maschera di sicurezza e indipendenza che mettono su quasi con spavalderia. Ecco, questi momenti mi aiutano un po’ a ritrovare il mio vero ruolo, quello di “Mamma” con la M maiuscola, che deve ascoltare e proteggere, guidare e consolare. E il ripensare a questi momenti mi serve quando, a volte, percepisco in loro un momento di difficoltà o di preoccupazione, e ritornano improvvisamente ad essere i piccoli cuccioli indifesi che erano anni fa.