Tema del giorno:
“Come dovrebbe essere il tuo insegnante ideale?”
Ieri mio figlio Gabriele doveva preparare un tema con questo titolo. Come al solito, dopo lunga e dolorosa malattia (la mia compagna virtuale di sventura Sabby mi capirà) abbiamo buttato giù un po’ di idee, e alla fine, alle dieci e mezzo di sera, è stata partorita una meravigliosa faticosissima colonna.
In realtà, io le mie idee di come dovrebbe essere un insegnante ce le avevo già da tempo. Sempre più spesso gli insegnanti sono l’esatto contrario di ciò che si definisce “l’insegnante ideale” anche perché, loro malgrado, sono demotivati e stanchi per l’andamento generale della scuola di questi ultimi anni, oppressa da tagli e controtagli che obbligano a soccombere anche il più appassionato professore.
Detto questo, io penso però che anche con i pochi mezzi a disposizione, c’è modo e modo per insegnare. Credo che proprio la passione per il proprio lavoro faccia la differenza.
Un insegnante dovrebbe, secondo me, riuscire a spiegare la propria materia in modo che i suoi studenti riescano ad amarla, che ne siano curiosi. Dovrebbe cercare di suscitare il loro interesse, aggiungendo particolari che non si trovano nei libri scolastici, rimandi ad altre situazioni conseguenti, intrecci di fatti e di luoghi che congiungano varie situazioni.
E il modo, il modo! Dovrebbero trasudare emozione quando spiegano, far sembrare che lo fanno perché amano farlo e non perché devono.
Chi ha visto Benigni a Sanremo? Ok, io l’ho visto. Ho scoperto cose che mai mi sarei sognata, ad esempio che i colori della nostra Bandiera sono ispirati dai colori del vestito di Beatrice. O che Mameli fosse così giovane quando è morto, o che il testo dell’ Inno avesse tutti quei richiami geografici e storici. Io che (come molti altri presumo) l’ho sempre cantato a memoria, ma senza capirne effettivamente il testo, finalmente ora so.
E in quell’ora di Spetttacolo (uso di proposito la S maiuscola) ho imparato più che dai libri di storia. Avete notato con che fervore, con che passione, raccontava la storia dei Mille? Ecco, io vorrei questo da un insegnante di ogni ordine e grado, la PASSIONE.
Nonostante sia stato molto coinvolgente, Benigni non l’ho mai amato e continuo a non amarlo.
Andiamo con ordine. Alle elementari per me tutte le maestre erano “l’insegnante ideale”; erano fantastiche, ci coccolavano, ci aiutavano e ci facevano interessare un sacco anche facendo approfondimenti ed esperimenti (una volta abbiamo fatto la panna e pure il vino!). Alle medie sì, ho avuto bravi insegnanti, ma nessuno che mi abbia coinvolta particolarmente. Idem al liceo. All’università invece ho scoperto alcuni professori fantastici, due fra tutti quelli di linguistica italiana e di semiotica. La prima è una signora sulla quarantina che mi ha fatta appassionare tantissimo alla sua materia, l’altro è un giovane trentenne che si è dimostrato una persona coltissima, chiarissima e disponibilissima. Figurati che alla fine del corso (che per me era al secondo anno) ha organizzato una festa a casa sua con tutti i ragazzi. Praticamente, forse anche perchè è giovane, si è messo al livello di noi ragazzi. Fantastici 🙂
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ciao, navigavo a zonzo e mi sono soffermata a leggere. Un tema interessante quello assegnato dagli insegnanti; peccato che sia stato dato per casa, perdendo così di spontaneità e sincerità. Comunque, stilare liste del genere può non essere difficile, diverso, poi, è sapere motivare le scelte.
Concordo con la passione, con la gioia del proprio lavoro, qualunque esso sia, ancor più nella professione docente; gioia che stimola la creatività e l’impegno dell’insegnante e quindi dell’alunno, gioia che favorisce l’ascolto perchè sa essere contagiosa, gioia che ti fa chiudere gli occhi verso le indifferenze, il lassismo, le prepotenze, le battute ironiche, le diffidenze, le fatiche, la solitudine, ecc…Non è difficile provare questa gioia quando entri in classe, problematico è mantenerla intatta via via che vai avanti nel tuo lavoro e magari ti accorgi di essere un Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento della società. Perchè noi insegnanti spesso siamo soli e tutto ci viene demandato. E non è facile.
Benigni mi è sempre piaciuto, lodevolissimo il suo intervento a Sanremo, ma attenta: è un attore, anche molto bravo, ed è stato strapagato per trasudare passione per venti minuti.
Ciao,
Maria Rosaria
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Hai perfettamente ragione. Sono rari gli insegnanti che trasmettono la passione per la loro materia, a volte sembrano annoiati dipendenti del catasto, senza contare quando fanno scontare alla scuola e ai ragazzi i loro problemi personali.
Trasmettono spesso nozioni come da programma ministeriale, ciò che raccontano non prende vita, non entusiasma, non trascina.
Te lo dice una che ha sempre amato studiare e, tra percorsi accademici e corsi liberamente frequentati, di insegnanti ne ho incontrati di vario tipo, e la differenza si vede!
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@Valentina: sei stata molto fortunata ad avere incontrato sulla tua strada universitaria ben due professori così, a quanto mi dicono proprio i professori universitari sono i più ostici nei confronti degli studenti e si comportano spesso con i loro studenti come se fossero lì per elargire grazie.
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No beh, ci sono anche quelli che vorresti uccidere volentieri se ti capitano a tiro. Comunque ho detto quei due perchè sono quelli che mi hanno colpita di più, non che tutti gli altri (sia di scuola che dell’università) fossero poi così male. Anzi, io credo che gli insegnanti si comportino con te in base a come tu ti comporti con loro. Io vedevo la differenza tra me e i miei compagni. Non ero una che si può definire “lecchina”, ero semplicemente una che seguiva, era educata, portava sempre i compiti fatti e prendeva buoni voti. Per questo penso di essermi conquistata la fiducia e la gentilezza da parte loro. Poi c’erano delle mie compagne che qualsiasi cosa i prof. dicessero avevano qualcosa da ridire e a volte uscivano anche sbattendo la porta (cosa che sinceramente non mi sarei mai permessa di fare), e con loro i prof. erano meno gentili e comprensivi.
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@Ifi: Nel mio percorso scolastico io ho incontrato una sola professoressa che ho sentito “mia”. Era la prof. di matematica delle medie, che pur non facendo cose particolari aveva un modo così chiaro e gentile di spiegare da farci amare perfino le espressioni e la geometria. Mentre la prof. di italiano, con i suoi modi autoritari e un po “schizzati” era lo spauracchio dell’intera scuola.
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@Rosaria: intanto grazie mille della tua visita. Anch’io penso che il tema sarebbe stato più spontaneo e sincero se assegnato in classe, tuttavia è un argomento comunque un po’ scontato e prevedibile, non credo che un alunno scriverebbe mai: “il mio insegnante ideale è un professore antipatico, che ci assegna una mappazza di compiti e che ci tratta come stracci vecchi”, chiunque scriverebbe che l’isegnante ideale è simpatico ecc.
Concordo con te nella seconda parte del tuo commento, relativa ai problemi della scuola, cosa che infatti anch’io avevo premesso nel mio post.
Per quanto riguarda Benigni, è vero che è un bravissimo attore e che è stato strapagato (tu dici, io penso che uno sia strapagato quando il suo compenso è superiore al suo valore, in questo caso non lo credo) per trasudare passione, ma anche un intervento come il suo chiunque altro lo avrebbe fatto in modo meno coinvolgente.
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Mattiamola così, ci sono varie categorie di insegnanti. Io per lo più ho avuto insegnanti amabili, che quanto meno la materia non te le facevano odiare, poi uno l’amore o meno ce lo metteve di suo.
Di insegnanti che invece ti appassionavano e coinvolgevano, alla Benigni, credo di averne avuto solo uno all’università in Italia, un docente di latino, mi ricordo pure il nome, Renato Badalì, chissà che fine ha fatto.
Era preparatissimo, un assoluto pozzo di scienza, e istrionico quanto Benigni. Almeno all’epoca, non ti dico di quanti anni fa ti sto parlando… 😯
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cara ifigenia,
sono felice del giudizio sul tuo (ormai) vecchio professore di latino. Se ti punge vaghezza, rispondimi. rb
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Che bello, questa si che è una Carràmbata….mi fa piacere che questo mio post sia servito o serva per farvi rimettere in contatto…Lei ha motivo di essere orgoglioso di sé, non è da tutti gli insegnanti rimanere nel cuore e nei ricordi dei propri alunni.
p.s. grazie di essere passato qui da me 🙂
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Oh Signore, che emozione, io ho letto soltanto adesso! Certo che le rispondo, se mi dà un recapito, magari scrivendo un commento sul mio blog, così potrò vedere l’indirizzo che rimarrà nascosto agli altri.
Ma altro che scriverle, mi dica dov’è che la vengo a trovare!
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aiutooooooooo!!!
tocchi un tema dolente,
pensa che pochi giorni fa sono andata a scuola per firmare la pagella, tutti 6 e 5, pensa!!
ho chiesto di mio figlio e la maestra mi ha detto quello che mi dice sempre, come fosse una canzone, una filastrocca, al che io mi sono risentita, le ho detto che questo mi sembrava strano perché vedevo un cambiamento, perché vedevo i compiti fatti a scuola, più ordinati, un rendiemento migliore insomma, lo sai cosa mi ha detto la maestra?: “ah si..da un mesetto sembra cambiato!”, ma brutta stronza (scusatemi) e perché non lo dici subito???
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MIo padre insegnava.. e diceva sempre che insegnare è una vocazione.. si nasce insegnanti 🙂
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Brividone sulla schiena tipo gatto che soffia al ricordo degli anni scolastici.
Sarò sincero: con gli insegnanti ho sempre avuto sfortuna, ma non per mie incapacità (anzi ero piuttosto bravo anche se non secchione) ma perchè loro non mettevano nessun entusiasmo nell’insegnare le cose, e invece di aiutarti a capire non solo annoiavano ma alla fine la facevano odiare la loro materia. Così alle elementari, alle medie e alle superiori.
Sembrava che fossero messi lì ad aspettare la fine del mese per beccarsi lo stipendio e chi se ne frega degli alunni. Come ha detto qualcuno insegnare è una vocazione, se ci si va senza e per giunta controvoglia non solo si fanno danni agli studenti ma anche all’intera scuola.
Ciò non toglie che di professori in gamba ed eccezionali che ci mettono tutta la passione e la trasmettono ai propri studenti ce ne sono, ma ahimè sono sempre pochi rispetto agli altri… (chiedo scusa per il pessimismo ma è così).
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Vero, sono una goccia nel mare…e poi, come si dice, una buona notizia non fa notizia.
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mbè, cara Ifigenia, non so come sia andata a finire con il tuo “vecchio professore”… Il fatto è che quel professore, tanti anni fa, ce l’ho avuto anche io. Bravo è vero, ma un po’ troppo istrionico. E poi ho sempre avuto l’impressione che le cosce delle ragazze lo interessassero troppo… Ma forse questo potrebbe essere addirittura un pregio!
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Ciao Isadora, benvenuta. Trovo che la tua affermazione sia un po’ pesantuccia. Magari potrebbe essere un pregio in un contesto diverso, ma non credo che lo sia quando coinvolge un professore e le sue alunne. Non conosco personalmente il professore, ma mi fido della sensibilità di Ifigenia e se lei lo stima e non ha “percepito” nulla di tutto ciò, non posso far altro che crederle. Se l’interessato volesse esprimere una sua opinione rispondendo, è libero di farlo.
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Cara Isadora, io l’università la feci all’estero, e qui in Italia fu davvero una brevissima avventura, dal momento che trovai lavoro immediatamente e dovetti abbandonare.
In quel brevissimo lasso di tempo, potetti verificare solo il suo essere istrionico, altro non so dirti.
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leggo un anno dopo questo post. Io insegno alla primaria e ce la metto tutta. Non condivido che insegnare sia una missione. Credo che sia una cosa molto complessa. Mi farebbe piacere leggere il testo di tuo figlio e vorrei anche fare una riflessione su ‘Abbiamo buttato giù un po’ di idee ‘ . ciao
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Il testo di mio figlio ti garantisco che non era niente che si potesse definire tale. Giusto una decina di frasi estorte con le tenaglie da quella brillante (in ogni altro contesto che non sia la scuola) testolina. Immagino quello che intendi quando dici: una riflessione riguardo “abbiamo buttato giù un po’ di idee”. Ti spiego il meccanismo: il testo era stato dato per casa. Mio figlio è il tipo di ragazzo che si mette davanti al foglio, con la penna in mano, e resta lì, guardando in ogni dove, ma una parola non la scrive. Allora, quando alle sei, alle sette, alle otto ancora la prima parola non compare e vedo che lui non ha la benché minima idea di cosa scrivere né sul come scriverlo, cerco di dargli degli spunti di riflessione, tipo: “ma fra i tuoi insegnanti ce n’è uno che ti piace di più?” “e perché ti piace di più?” E quelli che non ti piacciono perché non ti piacciono?” E così via, e con le sue risposte piano piano il testo viene fuori…
Sono d’accordo con te che insegnare sia una cosa molto complessa, ma credo anche che per insegnare ci voglia passione. Soprattutto perché bene o male gli insegnanti plasmano il futuro dei ragazzi e i ricordi della scuola li seguiranno per la vita. L’insegnante, come il medico, è una professione che non si può farla soltanto per lo stipendio a fine mese, soprattutto in questo momento in cui non esiste più lo “stipendio sicuro”.
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