Quattro chiacchiere

Il nome delle cose

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Che cosa c’è in un nome?  
Quella che noi chiamiamo rosa,
anche chiamata con un’altra parola avrebbe lo stesso odore soave…”

(W. Shakespeare)

Non capisco la moda di chiamare le cose con dei sinonimi per farle sembrare migliori.
Anche perché la sostanza non cambia.

Contributo Volontario  (alias TASSA DI ISCRIZIONE )

Ieri mi è arrivata a casa la modulistica per l’iscrizione di Gabriele alla classe successiva.
Con un bollettino da pagare di 37 euro per “contributo volontario”.  Visto che il pagamento di questa cifra è condizione obbligatoria per l’iscrizione all’anno successivo, perché chiamarlo  “volontario”? Chiamiamolo col suo nome, almeno non ci sentiamo presi per i fondelli.

Abbonamento Rai (alias CANONE TV)

Ovvero tassa di possesso, ma viene chiamata “abbonamento”. Ora io posso abbonarmi ad una rivista, e disdire l’abbonamento quando mi pare. Ma se ho un televisore, anche se non guardo la RAI, devo pagare “l’abbonamento” altrimenti viene la Finanza e me lo sigilla in un sacco di juta… anziché oscurare solo i canali RAI, e lasciarmi guardare gli altri che sono gratis. Chiamarlo col suo nome indurrebbe la gente a pagarlo più di malavoglia? Ditemi chi lo paga volentieri, anche con questo nome…

Operatore Ecologico (alias SPAZZINO)

Il lavoro è lo stesso ma così è forse più chic?

E proseguiamo con i vari “non vedente”, “ipoudente”, “claudicante”,  “agente di custodia”, e chi più ne ha più ne metta, come se i vari cieco, sordo, zoppo, secondino, dovessero per forza avere un’accezione negativa.
Gli unici  sinonimi che ammetto sono:
– “di colore” anziché nero, perché in questo caso sì, viene spesso espresso in modo dispregiativo.
– “diversamente abile” anziché “disabile” perché la parola disabile è troppo limitativa, una persona con handicap può benissimo essere abile in tante cose, magari facendole in modo diverso dagli altri.

In tutti gli altri casi, chiamiamo le cose col loro nome e smettiamola di farci le pippe mentali!

Poesie, frasi celebri, racconti

Discernimento

 

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Chi conosce gli altri è saggio, chi conosce sé stesso è illuminato.
Chi domina gli altri è forte, chi domina sé stesso è superiore.
Chi sa accontentarsi è ricco, chi agisce fermamente ottiene tutto ciò che vuole.
Chi non dimentica i suoi principi vive a lungo,
chi muore senza essere dimenticato vive per sempre.

(Lao Zi, “Tao Te Ching”, Capitolo 33, “La virtù del discernimento”)

Quattro chiacchiere · Schegge di vita

Il senso dei sensi

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Mentre  guidavo portando un paio di occhiali da sole con filtro giallo, mi è successa una cosa curiosa, i semafori verdi li vedevo blu. Lì per lì ho pensato: “si vede che il filtro degli occhiali scompone il colore, quindi, se blu + giallo = verde, allora verde – giallo = blu” perfetto, fila alla grande. Ma allora perché gli alberi li vedevo verdi lo stesso?
Il mistero non l’ho risolto, però mi è venuto da chiedermi di quale dei miei sensi potrei fare a meno, e quale invece ritengo assolutamente indispensabile.

Partendo dal presupposto che non vorrei fare a meno di alcuno dei miei sensi (nemmeno del sesto, che più di una volta mi è stato di aiuto) direi che proprio la vista è per me il senso indispensabile. Non potrei neanche lontanamente immaginare la mia vita al buio, senza poter vedere i colori meravigliosi di un tramonto o le evoluzioni di una farfalla, il viso dei miei figli, la bellezza di un’opera d’arte. Non potrei immaginarmi dipendente negli spostamenti per non poter guidare.
Per non parlare del fatto che non potrei dipingere, cosa che per me sta diventando sempre più importante.

Al secondo posto nella lista dei sensi irrinunciabili metterei il gusto, si, senza dubbio. Non sarei arrivata al venerando peso di “ics” chili (il numero non lo dico neanche sotto tortura… 😉 ) se non mi piacesse mangiare. Ma anche l’idea del gusto è di per sé gustosa. Basti pensare a quando ci viene l’acquolina in bocca al pensiero di quel cibo particolare che ci fa proprio gola…

Al terso posto metterei l’udito. Non potrei farne a meno. Anche se a volte, quando i miei figli litigano e li sento stridere anche da un’altra stanza, vorrei davvero non sentire. E un po’ di silenzio ogni tanto, tipo una mezza giornata, mi rigenera pure le cellule nervose. Ma una vita intera senza poter udire un suono dev’essere di una noia e di una solitudine allucinante.

Dell’olfatto potrei anche farne a meno, certo è importante poter sentire il profumo dei fiori, o l’odore del mare e della terra bagnata, riconoscere anche bendati gli ingredienti di una ricetta, o sentire l’odore di buono della pelle del nostro compagno.
Ma ci sono anche tanti odori di cui non sentirei proprio la mancanza, tipo quello dei piedi di mio figlio piccolo quando escono da quelle maledette scarpe che non vuole abbandonare…eccetera eccetera…

Il tatto è l’altro senso che potrei sacrificare (di sicuro i maschietti non la penseranno come me 😉 ). Certo mi dispiacerebbe non poter provare nessuna sensazione accarezzando le persone che amo, o gli animali, non percepire la consistenza delle stoffe, non poter sbrancicare le cose nei negozi. Ma in confronto agli altri sensi per me è il meno importante.

E la vostra graduatoria? Sarei curiosa di sapere quali sensi sono considerati i più importanti dalle altre persone. Volete rispondere al mio sondaggio?

Quattro chiacchiere

Dolori virtuali…reali!

Da circa quindici giorni ho un dolore al torace che spesso risponde alla schiena, in corrispondenza del polmone. Inizialmente davo la colpa alla caduta di due sabati fa, quando, a “passeggio” con Charlie (e chi se no?), lui vede un cane amico suo, mi dà uno strattone e io inciampo in una radice di un albero cadendo a mo’ di slavina in ginocchio per terra (dev’essere stata una scena abominevole…). Dopo una settimana di bustine e cerotti antinfiammatori il dolore non accennava a diminuire. Poi ho avuto una folgorazione proprio mentre scrivevo al pc. Mi sono soffermata a guardare la posizione che tengo, non tanto quando scrivo ma più che altro quando leggo: con la mano destra il mouse, e la sinistra col gomito appoggiato sul tavolo e la mano sotto il mento. In questo modo la spina dorsale è tutta storta, la spalla sinistra abbassata, e tutto il peso scarica sul braccio. Ho voluto fare un esperimento, ninte pc per alcuni gioorni. Non ci crederete ma adesso va molto meglio, ed ho anche sospeso le medicine. Ora il difficile è riuscire a correggere queste brutte abitudini posturali. voi come siete messi? Se avete qualche doloretto di cui non vi sapete spiegare l’origine, provate ad osservare la vostra posizione al pc. Magari riuscite a risolvere anche voi!

p.s. adesso sono indietro a leggere tutti i vostri post, quindi mi toccherà fare lo straordinario!

Quattro chiacchiere · Schegge di vita

Il “miracolo” di Pollice Nero

Adoro i fiori. Tutti i fiori indistintamente. Purtroppo per me quest’amore non è ricambiato.

I fiori e le piante sono fra le cose che maggiormente mi  mettono allegria.
Probabilmente a causa della mia “dipendenza da colori.”
Nonostante cerchi in ogni modo possibile di curarli al meglio, puntualmente succede un disastro.
Quest’anno, anche spinta da mia mamma, ho comprato una camionata di fiori e terriccio e ho passato due giorni a piantare trapiantare. La storia che si ripete ogni anno è che quello che riesce a non seccare d’estate non riesce a superare l’inverno.
In base a questa rivelazione abbiamo deciso di acquistare solo piante stagionali.
Anni fa sceglievo le piante che mi piacevano e le sistemavo dove mi piaceva che stessero. Senza badare al tipo di necessità delle piante in questione, le mettevo dove pareva a me, e di conseguenza quelle non potevano trovare di meglio che morire fra le più atroci sofferenze.

Allora ho capito che non potevo piegarle al mio volere. E mi sono dovuta piegare io.

Ho cominciato a metterle dove volevano stare loro. Quelle amanti del sole, sulla terrazza davanti, nei vasi. Le bisognose di ombra, nel giardinetto dietro, in terra. Queste erano le più sfortunate, perché fra i ragazzi col pallone ed il cane con le unghie erano destinate ad una misera breve vita senza chioma né radici…

Visto che negli anni sono riuscita a convincere  sia i ragazzi che il cane (quasi del tutto, ma sporadici episodi si ripetono), che le piante hanno bisogno di quelle loro piccole ma importanti parti vitali, ora spero di riuscire a fare il “miracolo”.

Si, perché di questo si tratterebbe, visto che appunto sono un “pollice nero” mio malgrado.
L’inizio promette bene, perché un piccolo miracolo si sta già verificando: l’anno scorso al campo avevamo piantato una quindicina di piantine di fragole. Con tutta la loro buona volontà non riuscivano a scacciare le lumache, che si sono mangiate buona parte del raccolto.

Che ha fatto la furbissima “Pollice Nero”?

He, he, he!  Ho avuto un lampo di genio. Ho tolto le piantine, le ho ripiantate con terra nuova in due cassette da balcone e le ho attaccate al muretto della terrazza, dove adesso godono di tanto sole e dove finalmente sono al riparo dalle insidiose lumache!
….Per i merli ho già in mente un’altra soluzione….
(no dài, non pensavo alla carabina, ma ad una piccola rete con cui coprire i vasi…)

 

Fragole