Quattro chiacchiere · Saluti e auguri

Pausa vacanze!

Ebbene cari amici, ci siamo. Finalmente, nonostante svariati eventi avversi, domattina partiamo per le vacanze. Se tutto va bene, come spero,  rientreremo il 17 Luglio.
Sono già indietrissimo nel leggere i vostri post, al mio rientro dovrò fare degli straordinari per mettermi in pari. Mi farebbe piacere sapere che qualcuno sorveglia la casa in mia assenza, quindi fate un giretto per le stanze, fermatevi quanto volete e  magari lasciatemi un salutino. Ogni tanto, se riuscirò  a scroccare una connessione o una chiavetta, verrò a dare una sbirciatina. Buone vacanze!

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Calcio…in costume!

Quando dico “calcio in costume” non intendo quello che generalmente si gioca sulla spiaggia, bensì il Calcio Storico Fiorentino,  detto anche calcio in costume perché viene appunto giocato con i costumi tipici medievali.

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Oggi è la festa del Santo Patrono di Firenze,  San Giovanni, e in questo giorno, oltre ai festeggiamenti religiosi della mattina,
tutti gli anni si gioca la finale del famoso gioco di calcio (più che calcio somiglia al rugby) nato appunto intorno alla fine del Quattrocento, quando, per  arginare le proteste dei cittadini a causa degli schiamazzi dei giovani che giocavano per strada,
tale gioco venne regolamentato. Era giocato soprattutto da nobili e facoltosi, che indossavano sfarzosi costumi dell’epoca.
Tra loro si ricordano addirittura alcuni futuri Pontefici e cioè Giulio de’ Medici, Papa Clemente VII Alessandro de’ Medici,  Papa Leone XI Maffeo Barberini, Papa Urbano VIII.

Fu un gioco molto popolare fino a tutto il Seicento, ma poi iniziò un declino che lo portò a scomparire. La partita segnò la rinascita del gioco fu giocata nel maggio del 1930 quando, per la ricorrenza del quadricentenario dell’Assedio di Firenze, su iniziativa del gerarca fascista Alessandro Pavolini, venne organizzato il primo torneo tra i quartieri della città; da allora il Calcio fiorentino  è divenuto la manifestazione rievocativa più importante di Firenze.

Il gioco consiste in un quadrangolare formato dalle squadre (di 27 giocatori ciascuna) rappresentanti  i 4  Quartieri storici fiorentini e caratterizzate ognuna da una livrea di diverso colore.  Abbiamo i Bianchi di Santo Spirito, i Verdi di San Giovanni, i Rossi di Santa Maria Novella e gli Azzurri di Santa Croce.

Prima delle partite si svolge un corteo storico, con 530 figuranti vestiti con i colori delle livree dei giocatori, antiche armature dell’epoca, gonfaloni e stendardi che percorrono le vie del quartiere al suono degli squilli di tromba e rulli di tamburi, accompagnato dagli Sbandieratori, degli Uffizi.
Dopo lo sparo delle colubrine la partita inizia, sulla sabbia che per l’occasione viene portata e sparsa in uno spesso strato sul campo di gioco.

fiorenza-gonfalone-corteo-storico      LibroProvinciaS_Croce Calcio storico

Ogni partita è vinta dalla squadra che alla fine del tempo “con qualunque mezzo”riesce a fare più gol (cacce). Le gare sono  molto virili ed aggressive: risse, lotte serrate e continui scontri fisici per il possesso della palla. Si tratta di un gioco molto violento, violento a tal punto che sono state approvate nuove regole che impediscono le mischie, e il confronto per il possesso di palla può  essere sì anche a pugni e morsi, ma unicamente fra due soli avversari. Il premio per la squadra vincitrice del torneo, oltre al Palio, è una vitella di razza Chianina.

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La  sera di San Giovanni, a conclusione dei festeggiamenti per il Santo Patrono, si può assistere ad un meraviglioso spettacolo di fuochi d’artificio che si rispecchiano nelle acque dell’Arno.

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OggiAmo

(Immagine dal Web)

Ho scoperto attraverso l’ultimo post di  Mrs.Owens  un gioco molto carino di Nina, e ho deciso che partecipo anch’io. Il gioco si chiama “OggiAMO”.

-Amo gli scoiattoli, mi danno allegria con qui loro musetti curiosi e il loro serpeggiare    intorno ai tronchi degli alberi.
– Amo il rumore dell’acqua, sia  lo scrosciare della pioggia che  il canto cristallino dei ruscelli.  Amo il rumore della risacca del mare.
– Amo guardare le stelle la sera distesa sulla sdraio.
– Amo leggere all’aria aperta.
– Amo camminare in mezzo al verde.
– Amo la siesta pomeridiana.
– Amo la vita. Anche quando è dura, triste o avvilente.
– Amo i colori. E amo dipingere la natura.
– Amo ascoltare mio figlio mentre suona  il pianoforte.
– Amo andare in auto per le strade di campagna, godendo il panorama mentre un altro guida.
– Amo il frinire delle cicale e dei grilli in estate.  Amo il canto degli uccellini.
– Amo la mia famiglia.
– Amo i fuochi d’artificio, anche se il cane ha paura…
– Amo guardare le nuvole, bianche e soffici, ma anche quando sono grigie e cariche di pioggia. Amo scoprire nelle nuvole forme di oggetti o di animali.
– Amo l’odore di terra bagnata, e dell’erba tagliata da poco.
– Amo il profumo delle erbe aromatiche, soprattutto la nipitella, che  mi piace anche come sapore nei funghi o nelle zucchine.
– Amo mangiare (ahimé).
– Amo il profumo del mio gelsomino.
– Amo la frutta fresca.
– Amo l’odore del balsamo al cocco.
– Amo la primavera, la mia stagione preferita.
– Amo quando le piante che credevo morte, mi premiano con nuovi germogli.
– Amo amare tutte queste cose, e tutte le altre che mi verranno in mente.

p.s. Se c’è qualcuna che ha scritto che ama stirare, potete mandarla a casa mia? 😉

p.p.s. Chi si vuole aggregare in questo gioco, può lasciare un link nel blog di Nina? Così sarà più facile per lei non perdere le tracce.

Quattro chiacchiere

“Mostri di mammà”

Mentre aspettavo il mio turno dal medico, mi è capitata sotto mano una copia di Panorama, nella quale c’era un articolo molto interessante. Si parlava di violenza minorile, e di quali reazioni susciti in un genitore la scoperta di avere un figlio delinquente.
Sempre più spesso infatti episodi di violenza inaudita sono commessi  da ragazzi adolescenti, e sempre più spesso, purtroppo, a causa di futili motivi. Non è raro che si venga aggrediti per aver negato una sigaretta, o per diverbi riguardo la circolazione stradale. A volte hanno delle reazioni srpoporzionate all’eventuale offesa ricevuta. Frequentemente  la motivazione è “mi annoiavo” oppure ” sono stato trascinato dagli altri”.
L’articolo riportava vari casi di cronaca recente e quello che stupiva, e che stupisce anche me, è la reazione dei genitori dei ragazzi colpevoli di questi eventi. Mi sono chiesta che reazione avrei se capitasse a me… se capitasse a me, mi cadrebbe il mondo addosso, mi sentirei un fallimento di madre, mi farei un miliardo di domande: come ho fatto a non accorgermi che è cambiato? Che non è più il bravo ragazzo che conoscevo?  Che cosa abbiamo sbagliato nella sua educazione? In cosa abbiamo fallito, nel dialogo, nell’esempio, nell’imporgli regole o nel non averne imposte abbastanza? Nel non avergli insegnato ad incanalare  la rabbia nella giusta direzione, per  non sfogarla facendo del male agli altri? Insomma, prima di tutto riterrei la responsabilità di noi genitori . In seconda battuta la responsabilità ovviamente la darei anche a lui, per non aver saputo recepire gli insegnamenti del vivere civile che abbiamo cercato di trasmettergli. Per non aver imparato a ragionare con la sua testa e non farsi trascinare dagli altri o dallo svolgersi degli eventi. Per non aver imparato la differenza fra bene e male, per non aver imparato a fermarsi in tempo. Per non aver imparato il rispetto degli altri e di se stesso.
Ma gli unici che non hanno colpe sono le vittime. Anche se hanno provocato, anche se hanno iniziato. Bisogna essere capaci di non trascendere, di fermarsi prima del danno.
La maggior parte dei genitori dei colpevoli, invece, ha la strana tendenza a difendere i propri figli, dicendo che sono stati provocati, che sono stati trascinati dal gruppo, che ci si soo trovati in mezzo. I loro figli sono dei bravi ragazzi, aiutano nella ditta di famiglia, studiano, sono religiosi.  Non conoscono quel ragazzo che ha picchiato brutalmente due carabinieri, o quello che va ai rave party e dopo forza un posto di blocco, non è il loro figlio quello che massacra un suo coetaneo perché è gay, o perché ha guardato la sua ragazza, o perché ha fatto una battuta sgradita. Non sanno chi sia, no, quel ragazzo non può essere loro figlio, ma come, è così un bravo ragazzo…Danno la colpa alla società, alla situazione, alla scuola, alla strada, agli amici, insomma a chiunque, pur di scaricare la colpa su altri. Quasi che le vere vittime fossero i loro figli colpevoli. Quasi che sulla strada coperti da un lenzuolo ci fossero i loro amati pargoli.  Quando ragazzi, sopratutto minorenni, compiono di questi gesti sconsiderati, non uccidono o violentano solo la vittima, uccidono e violentano famiglie intere, rovinate per sempre da un lutto, o dal rimorso per averlo provocato.

Genitori, fatevi un esame di coscienza, e  non difendeteli. Perché ognuno deve saper dire : “Ora basta. Io non ci sto più. Me ne vado via.”

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Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio!

Quand’ero più giovane ero molto superstiziosa. Guai a passare sotto una scala o mettere il pane rovesciato sulla tavola. E non parliamo poi degli specchi rotti e dei gatti neri, quelle erano davvero sciagure per me! Ma poi, col passare degli anni, piano piano, mi sono fatta coraggio, mi sono accorta che se si rompeva uno specchio le cose non andavano poi molto peggio del solito, e visto che i gatti neri sembravano aspettare che passassi io per attraversare la strada, ho iniziato a divertirmi a sfidare la malasorte, anche per convincermi del tutto che erano solo dicerie. Sono riuscita quasi del tutto ad estirpare il germe della superstizione (esci da questo corpooooo!!!) e, a parte qualche piccolo rito scaramantico (tipo gettarsi il sale alle spalle quando si rovescia), posso dire di essere praticamente guarita. Posso resistere a tutto, anche al venerdì 17. Ne ho passati tanti e ne sono sempre uscita indenne. Almeno fino a ieri.
Poco dopo Pasqua mi era saltata un’otturazione e finalmente mi ero decisa a prendere appuntamento dalla dentista per rifarla. Appena seduta sulla sedia e fatto la radiografia, il verdetto: c’è una carie più profonda di quella curata in precedenza, a contatto diretto col nervo (ecco perché mi dava un dolore feroce) e vista la voragine che si creerebbe a curarla, bisogna devitalizzare il dente e fare una capsula. Costo 700 €. Va bene, se non c’è altro modo….Inizia la tortura della devitalizzazione, 3 punture di anestesia nella gengiva (di cui una proprio vicino all’osso, te possino….) niente, il dente è più sveglio di me. Piccola trapanata, altra anestesia, stavolta all’interno del dente…aiuto….non prende. Dopo circa un’ora e mezza di punture e salti sulla sedia, ho realizzato che ho sofferto di più per quel dente che per partorire i miei due figli. Ad un certo punto, dopo un puntura di anestesia proprio sul nervo (stavo per svenire) e dopo averne estratto solo una parte, anche la dentista ha dovuto gettare la spugna (io l’avrei gettata anche prima). “Lo sai quanti anni erano che non mi capitava un dente così?” “Sgrunt, e proprio ora col mio doveva succedere?” Fatto sta che il lavoro è a metà e dopo antibiotici e antidolorifici, martedì devo tornare a finire il lavoro.
Sono tornata a casa praticamente col pilota automatico, ed erano solo le 11…che altro sarebbe successo?
Per fortuna niente di grave, salvo un viaggio in macchina con mio figlio grande, condito da una deviazione attraverso una stretta via di campagna a causa di un incidente che aveva creato una coda pazzesca. I viaggi in macchina quando guida lui sono la peggiore delle sciagure…in realtà guida benissimo, ma siccome sa che quando guidano gli altri io ho paura, sembra divertirsi a fare il galletto. Ero più traumatizata dopo quel breve tragitto che la mattina sulla sedia della dentista.
Finalmente venerdì 17 ha lasciato il posto a sabato 18, che purtroppo però si è imbevuto di uno strascico di jella, causando tensioni e incomprensioni in famiglia fra me e i ragazzi (primi battibecchi vacanzieri).

In tante piazze italiane il Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), che fin dal 2009 organizza una “Giornata anti-superstizione” sempre in occasione di un venerdì 17, ha fatto  interessanti tests  per dimostrare che “crederci è una profezia che si autoavvera”.
E visto che ero andata solo per un’otturazione, mi sa che si autoavvera anche se uno non ci crede…