Quattro chiacchiere · Schegge di vita · Senza categoria

Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio!

Quand’ero più giovane ero molto superstiziosa. Guai a passare sotto una scala o mettere il pane rovesciato sulla tavola. E non parliamo poi degli specchi rotti e dei gatti neri, quelle erano davvero sciagure per me! Ma poi, col passare degli anni, piano piano, mi sono fatta coraggio, mi sono accorta che se si rompeva uno specchio le cose non andavano poi molto peggio del solito, e visto che i gatti neri sembravano aspettare che passassi io per attraversare la strada, ho iniziato a divertirmi a sfidare la malasorte, anche per convincermi del tutto che erano solo dicerie. Sono riuscita quasi del tutto ad estirpare il germe della superstizione (esci da questo corpooooo!!!) e, a parte qualche piccolo rito scaramantico (tipo gettarsi il sale alle spalle quando si rovescia), posso dire di essere praticamente guarita. Posso resistere a tutto, anche al venerdì 17. Ne ho passati tanti e ne sono sempre uscita indenne. Almeno fino a ieri.
Poco dopo Pasqua mi era saltata un’otturazione e finalmente mi ero decisa a prendere appuntamento dalla dentista per rifarla. Appena seduta sulla sedia e fatto la radiografia, il verdetto: c’è una carie più profonda di quella curata in precedenza, a contatto diretto col nervo (ecco perché mi dava un dolore feroce) e vista la voragine che si creerebbe a curarla, bisogna devitalizzare il dente e fare una capsula. Costo 700 €. Va bene, se non c’è altro modo….Inizia la tortura della devitalizzazione, 3 punture di anestesia nella gengiva (di cui una proprio vicino all’osso, te possino….) niente, il dente è più sveglio di me. Piccola trapanata, altra anestesia, stavolta all’interno del dente…aiuto….non prende. Dopo circa un’ora e mezza di punture e salti sulla sedia, ho realizzato che ho sofferto di più per quel dente che per partorire i miei due figli. Ad un certo punto, dopo un puntura di anestesia proprio sul nervo (stavo per svenire) e dopo averne estratto solo una parte, anche la dentista ha dovuto gettare la spugna (io l’avrei gettata anche prima). “Lo sai quanti anni erano che non mi capitava un dente così?” “Sgrunt, e proprio ora col mio doveva succedere?” Fatto sta che il lavoro è a metà e dopo antibiotici e antidolorifici, martedì devo tornare a finire il lavoro.
Sono tornata a casa praticamente col pilota automatico, ed erano solo le 11…che altro sarebbe successo?
Per fortuna niente di grave, salvo un viaggio in macchina con mio figlio grande, condito da una deviazione attraverso una stretta via di campagna a causa di un incidente che aveva creato una coda pazzesca. I viaggi in macchina quando guida lui sono la peggiore delle sciagure…in realtà guida benissimo, ma siccome sa che quando guidano gli altri io ho paura, sembra divertirsi a fare il galletto. Ero più traumatizata dopo quel breve tragitto che la mattina sulla sedia della dentista.
Finalmente venerdì 17 ha lasciato il posto a sabato 18, che purtroppo però si è imbevuto di uno strascico di jella, causando tensioni e incomprensioni in famiglia fra me e i ragazzi (primi battibecchi vacanzieri).

In tante piazze italiane il Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), che fin dal 2009 organizza una “Giornata anti-superstizione” sempre in occasione di un venerdì 17, ha fatto  interessanti tests  per dimostrare che “crederci è una profezia che si autoavvera”.
E visto che ero andata solo per un’otturazione, mi sa che si autoavvera anche se uno non ci crede…

6 pensieri riguardo “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio!

  1. Una piccola precisazione, cara amica, se per forza si voglia credere che esista qualcosa che porti o non porti fortuna . Bene, se proprio vogliamo infilarci in questo imbuto, allora tanto vale farlo guardando anche gli altri come sentano e cosa pensino riguardo alla fortuna o alla jella !
    In tutto il mondo, il numero 17 è in assoluto ritenuto “fortunato”, mentre al contrario il numero “13” è ritenuto altamente jettatorio !
    E’ abbastanza facile, comprendere la ragione per cui in Italia si pensi al contrario che il “17” sia un numero da evitare . Questo numero, scritto in cifre romane è XVII, che anagrammate danno VIXI e cioè, nella lingua latina “vissi” . Era infatti la parola incisa sulla lapide dei morti e si sà come da noi la morte sia ritenuta una jattura (sic!) da evitare con ogni precauzione …. da qui la paura del fatidico 17 !!!
    Prendiamola a ridere @Rossana, che è meglio : quanto ti è capitato è evidentemente più da ascrivere a qualche insufficienza professionale del dentista o all’ incidentalità per cui una otturazione è comunque sempre una soluzione precaria e quindi soggetta a saltare .
    Quanto ai mugugni del ragazzi, da che mondo è mondo con l’ approssimarsi dell’ estate sempre i ragazzi la vogliono trascorrere per conto loro “lontano dai genitori e unicamente con i loro amici di sempre” ( o con la loro ragazza, per i maschi, e con il loro ragazzo per le femmine ), mentre invece i genitori li vorrebbero con se nella località di vacanze magari già scelta senza ascoltare il parere dei loro figli !
    Un abbraccio …

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  2. Basterebbe leggere il commento di cavaliererrante per convincersi che è ….tututa una bufala!
    Ma ti dico di più c’è tanta gente che nasce di vewnerdì 17 (io, ad esempio|) e la vita per queste persone scorre esattamente come quella degli altri: né più né meno…perciò…
    Ti può bastare?

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    1. Eccome se mi basta! Infatti come dicevo nel post, anche io adesso mi sono convinta che siano solo credenze popolari senza fondamento, magari se le stesse cose fossero capitate in in altro giorno non ci avrei fatto neanche caso. diciamo così, sono guarita ma quel venerdì ho avuto una leggera “ricaduta” 🙂

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  3. Potrei aggiungere che molti grattacieli della civilissima america degli USA, non recano il 13° piano, nel senso che la numerazione dei vari piani, passa dal 12° al 14°, evitando di numerare quel temuto “13” che, a detta di tutto il mondo porta sfiga . Ed infatti, in qualsivoglia paese del mondo, quando si và a tavola per pranzare o cenare, si evita come la peste il “tredicesimo ospite”, per cui il numero degli invitati o è al massimo 12, o va dal 14 in sù !
    Al contrario, il “17” è numero inseguito, auspicato, bramato …. e chi ce l’ ha, non lo molla più ! 🙂

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  4. Avendo lavorato venti anni come segretaria di ricevimento in Hotel, posso confermare che in moltissimi alberghi non esiste la stanza n. 13. Per il fatto del 13 a tavola credo che abbia origine dall’ultima cena, infatti il detto è “in 13 a tavola muore chi si alza per primo” in questo caso riferito a Gesù.

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Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra ch'io ho detto la mia...

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