Questa casa ha qualcosa di misterioso…improvvisamente ieri l’altro sera è saltato il router. Così, di punto in bianco, senza che nessuno gli avesse torto un capello, quello ha smesso di funzionare, e la diabolica lucina rossa segnalava la catastrofe…eh, si, proprio di catastrofe si trattava, almeno per Gabry (mio figlio più piccolo), che in quel momento stava giocando in rete con un suo amico (stanno a cinquanta metri, ma giocano attraverso il cavo telefonico, che ci volete fare? Per fortuna però compensano anche con belle girate in bici.) E poi c’era da aprire la posta elettronica proprio in quel fatidico attimo, per vedere se c’era la mail di attivazione di un altro gioco… insomma una tragedia! Ma siccome io ero beatamente spaparanzata a vedere la tv, ho rimandato di una mezza giornata la “mia” attivazione in qualità di riparatore radio-tv (sono passata attraverso mille mestieri, da riparatore di giocattoli, a meccanico di bici e motorini, infermiera, maestra, autista ecc.).
Oggi mi sono dedicata con impegno e devozione alla re-installazione e riconfigurazione del router. Sono passata dalla speranza allo sconforto, dalla gioia alla più cupa disperazione, dalla sconfitta al successo. Ma finalmente alle 19 di stasera, dopo 4 ore di tentativi, sono riuscita a risistemare tutte le connessioni. Ma uffa…di Internet non se ne può proprio fare a meno. Un giorno senza connessione e siamo già in crisi.
Ma perché siamo ormai diventati quasi schiavi di una comodità che fino ad una decina di anni fa non sapevamo nemmeno che avremmo avuto? E come mai Internet fa assuefazione, come la Nutella? Mio nonno, nel 1970 diceva: “Il progresso porterà al regresso”. Di sicuro non aveva tutti i torti. Almeno a quell’epoca i ragazzi (e gli adulti) trascorrevno un po’ più tempo all’aria aperta, e forse forse non stavano tanto peggio. Comunque ogni tanto una bella cura disintossicante mi fa capire che dopo i primi giorni di astinenza, si può sopravvivere alla grande!
“Il terrore … corre sul filo” …. fu – e rimane – un ottimo film “giallo”, un bianco e nero di fine anni ’40, se ricordo bene, per la regia di A.Litvak, interpretato dagli eccellenti Burt Lancaster ( qui, nella parte del marito assassino che vuole uccidere giovane la moglie ammalata e immobilizzata a letto ) e Barbara Stanwick nella parte della ‘moglie vittima’ predestinata …..
Un titolo dunque inquietante a questo tuo post, ma fortunatamente sei intervenuta Tu, @Rossana, nella parte del ‘deus ex machina’, risolvendo l’ intricata situazione !!! 🙂
Bravissima dunque, nella tua polivalenza tecnica, ed un bell’ esempio per tuo figlio di come si possa ( e si dovrebbe sempre ) tentare “di risolvere da soli” ogni problematica, prima ancora che ce la risolvano gli altri, di cui poi non potremmo che essere dipendenti passivi !
A mio parere, per non essere del tutto schiavi della tecnologia ( ed è questo che dovremmo insegnare ai nostri figli ), è “servircene come un mezzo”, come impiegheremmo un martello ad esempio, e non come un fine o una panacea di ogni nostro problema …. servircene insomma “senza rinunciare ai mezzi di cui pure disponiamo . Ad esempio, usare la scrittura col PC per inviare e-mail, ma non abbandonare del tutto “la scrittura di una lettera a mano” o servirsi di internet come base di nostre ricerche, da ampliare ed approfondire poi con la nostra cultura e attingendo, attraverso una ricerca diretta, “alle fonti reali” dell’ argomento che ci interessa, di qualunque natura sia, e sviluppando il nostro “senso critico” per sviluppare la nostra mente, anzichè affidarla agli altri !
Un abbraccio …
@Bruno
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A me una volta hanno tolto la connessione per circa un mese perchè la telecom voleva appiopparmi non so cosa, dicendomi che io avevo dato l’ok quando non era vero niente. Purtroppo è vero che della tecnologia non possiamo fare a meno, ma dipende anche da come la usiamo. Io oltre a scrivere sul blog faccio tante altre cose al computer, comprese diverse ricerche e quel periodo fu tremendo perchè mi erano state tolte moltissime fonti. Ho diverse enciclopedie a casa, quindi non fu un male, però… 🙂
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Io mi auto impongo la disintossicazione preventiva. Quando sento di essere arrivato quasi al limite, prendo e stacco tutto, mi prendo due o tre giorni di vita “pura”, senza la minima connessione a nulla e quando torno sono di nuovo me stesso.
La rete è un polipo che ti tira a se, ha tentacoli potenti e se ogni tanto non ci si allontana un po’ da loro, si rischia di soccombere.
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Si, lo faccio anch’io a volte. La rete, e già il suo nome lo fa capire, ci imprigiona. E’ come quando mangiamo le ciliegie, più ne mangiamo e pìù ne vorremmo mangiare. E come ben si sa, poi l’ indigestione è in agguato. Bisogna sempre ricordarsi ogni tanto di “prendere le distanza dal virtuale e riappropriarsi del reale.
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