Lavoretti di tecniche varie · Pittura · Senza categoria · W.I.P.

W.I.P: “Anemone” 4^ step (finito!)

Sono un po’ in ritardo, lo so. Avevo promesso che sarebbe stato finito ieri l’altro, ma è stata una di quelle giornate in cui  si hanno tante di quelle cose da finire che si ha  l’impressione che sia  ormai già troppo tardi per fare qualsiasi cosa,  e poi  diventa tardi davvero e si è girato e rigirato per casa senza compicciare niente di buono. Ieri però non mi sono fatta fregare da questa sensazione e mi sono detta che, “o dente o ganascia” questo quadro doveva essere finito. E così mi sono messa di buzzo buono e il pistillo ha cominciato a prendere forma. Alla fine una bella mano di spray trasparente per far risaltare i colori e via, ecco qua il mio anemone finito.

Anemone-Step4

A voi l’ardua sentenza! Siate buoni, se potete… 🙂

Pittura · Schegge di vita · Senza categoria

Uno spazio tutto mio

Queste ferie sono state  frammentate, ma hanno comunque portato cose buone.  E soprattutto una telefonata, un rientro imprevisto, un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Mi è stato proposto di esporre i miei quadri in un caffè culturale i cui proprietari, appassionati di pittura, sono soliti dare spazio a pittori della zona.

E come per magia, ecco nata la mia prima “personale”

…e uno dei miei quadri (“Relitto sommerso”) che già era piaciuto all’organizzatrce della mostra tanto da ispirarle questa locandina, è stato acquistato da un’avvocatessa per essere collocato nel suo studio.
Un’emozione bellissima…

Pittura · Quattro chiacchiere · Schegge di vita · Senza categoria

Struggentemente mio

In genere quando inizio un nuovo quadro mi predispongo per una determinata situazione. A volte dipingo con l’intento di regalare il quadro a qualcuno, e realizzo un soggetto che possa piacere alla persona che lo riceverà; oppure un ritratto, e ovviamente so già che sarà della persona raffigurata. Altre volte dipingo paesaggi o animali ripresi da foto che mi hanno particolarmente colpita; quelli sono quadri che io considero “liberi”, nel senso che a seconda della loro evoluzione potranno prendere strade diverse: se nel realizzarli li sentirò “miei” resteranno con me, se non li sentirò miei e piaceranno così tanto a qualcuno potranno essere venduti, o regalati. Insomma sono gli stati d’animo che determinano il destino di un quadro. Càpita anche spesso che inizi un quadro con l’intento di venderlo, e che questo non piaccia a nessuno e resti a me (più spesso di quanto vorrei… 😉 ).  Ma non potrei mai vendere quadri che dipingo per me, perché  rappresentano momenti della mia vita, ricordi di luoghi e situazioni vissute e rimasti stampati nella mia seppur flebile memoria. Quindi, per rispondere alla domanda del nostro @Cavaliererrante, che mi chiedeva di mostrare il quadro che sento più “struggentemente mio” rispondo che si tratta del secondo quadro che ho dipinto, raffigura uno scorcio dell’ Île des oiseaux ispirato da una foto fatta sempre da me durante il viaggio di nozze. Il motivo per cui non potrei separarmene è proprio questo.

Tempo fa, con la mia “compagna di banco” a pittura, si ragionava se fosse opportuno o meno dare un titolo ai quadri. Lei sosteneva di no, ritenendo che l’interpretazione di colui che guarda debba essere  personale e non debba essere influenzata  dal titolo. Io invece sostenevo che l’interpretazione di colui che guarda è  importante, ma ancora di più lo è capire quello che il pittore voleva trasmettere, il suo stato d’animo e le sue emozioni (e può anche essere d’aiuto in caso di quadri incomprensibili 😉 )

A me  invece è capitato di cambiare completamente stato d’animo rispetto ad un mio quadro, a seguito dell’interpretazione di colui, anzi, colei che lo guardava. Mentre dipingevo questo

ero piuttosto triste, perché il vedere questa macchina non più utile gettata in quel campo mi incupiva, quasi fosse la similitudine degli anni a venire,  con la prospettiva della vecchiaia, degli acciacchi, della solitudine. E mentre le esponevo questo stato d’animo lei mi guardò e se ne uscì dicendo: “Ma che cacchio dici? Ma non lo vedi che grinta che ha ancora quella macchina?!”  Ed ecco che all’improvviso quella che fino a poco prima vedevo come  una povera macchina abbandonata adesso mi sembrò di nuovo gagliarda, quasi potesse di nuovo far sentire il rombo del motore. La guardai con occhi nuovi, e vidi la forza e la determinatezza di chi ha lottato e di chi ancora non si rassegna e vuole vendere cara la pelle (inutile dire che anche questo resta a me 😉 )

p.s. In ogni caso, qualsiasi quadro è un po’ come un figlio, dispiace sempre quando se ne vanno…